Di Jolanda Ferrara
Le birre artigianali di Flaviano Brandi, “Bibibir”, e la cucina inventiva di “Pèscion”, il ristorante dello chef giramondo Luca Mastromattei. Incontro di passioni in chiave gourmet in una serata d’autore organizzata da Elio Di Felice, specialista di birra artigianale e patròn de La pecora e il luppolo, risto-pub di riferimento (dodici vie di birre alla spina e oltre duecento etichette dal mondo) a Selva Alta di Mosciano.
Al centro del convivio il savoir faire di appassionati interpreti del gusto. “Abbiamo cercato di tenere per mano la costa, i piatti di Luca in trasferta sulle colline teramane, contestualizzati alle emergenti birre di Flaviano” ha annunciato il padrone di casa che ha personalmente curato l’accostamento delle saporose birre non filtrate nè pastorizzate Bibibir alla cucina di Pescion.
Così Mastromattei, chef cosmopolita rientrato stabilmente in patria, a Pescara, dopo l’intensa esperienza londinese: “Abbiamo voluto coniugare nelle forme possibili e più delicate i sapori di mare al gusto deciso delle birre Bibibir, birre con un bel carattere, sicuro e avvolgente”.
Triglia pastellata, polpo scottato, risotto gambero e birra blanche speziata (Witaly), baccalà in crosta di pancetta, i piatti abbinati ad alcune tra le originali ricette del mastrobirraio di Castellalto. “Un’esperienza intrigante, che ci piacerà ripetere con altri chef. La cucina in tema con la birra è una peculiarità del nostro locale. Con la nostra cuoca Antonella Pignoloni ricerchiamo una cucina di qualità, nelle serate gastronomiche ci affidiamo all’intervento della chef Sandra Valentini” racconta Elio Di Felice.
“Un modo originale di valorizzare i prodotti abruzzesi di qualità. All’Abruzzo voglio bene” il commento di chef Mastromattei, figlio d’arte (il padre, l’indimenticato Eriberto, ha segnato la stagione d’oro del turismo balneare nel capoluogo adriatico) con la passione per la cucina gourmet di mare, “Pèscion” appunto, da qualche tempo trasferitosi direttamente sul (lungo) mare tra Pescara e Montesilvano, nello chalet Luna Rossa.
“Mangiare è incorporare un territorio” dice Luca rilanciando lo slogan di Cucine Social, il talent gastronomico ideato da Mirko Profeta, che lo ha visto di recente protagonista in trasferta teramana e lo ritroverà coinvolto nella nuova serie di dirette facebook nei ristoranti in provincia di Pescara.
E arriviamo all’emergente Flaviano Brandi, mastrobirraio di Castellalto, testa e cuore del progetto Bibibir – Birra artigianale italiana. Birre pregevoli le sue, prodotte tradizionalmente a fiamma diretta, con malti pregiati e i migliori luppoli in fiore – la differenza è proprio lì oltre all’acqua del Gran Sasso, “la migliore in assoluto”- nel microbirrificio di proprietà a Casemolino di Castellalto.
Dieci anni di homebrewing e di ripetuti viaggi in Belgio sono serviti a Flaviano, 35enne castellaltese, diploma in ragioneria, sposato e con prole. Meritevole per aver messo a punto una propria tecnica di produzione e un personale progetto di birra, da seguire con attenzione.
Realizzato da un artigiano, l’originale impianto da 20hl a fiamma diretta, è il fiore all’occhiello di Bibibir, insegna che in tre anni e mezzo dall’apertura è arrivata a contare una buona ventina di etichette (e ricette).
Per progettare l’impianto – unico nel suo genere – Flaviano si è ispirato ad alcuni impianti tipici belgi che sfruttano il tradizionale sistema per infusione con aggiunta di acqua bollente. Un’impostazione del tutto homemade capace di esprimere “artigianalità e massimo rispetto per le tradizioni”, il suo mantra. Un lavoro a tempo pieno e una scommessa. Che il mastrobirraio (addetto allo svolgimento di tutta la filiera, compresa pulizia degli impianti) condivide con le due fidate socie, la sorella Martina e la moglie Ottavia.
“Impiego il doppio del tempo tradizionalmente richiesto dalla produzione, ma il risultato è quello che cercavo”, racconta con passione. Gli crediamo sulla parola. Tempi e modi decisamente “slow” stanno a garanzia di alta qualità organolettica, carattere spiccato dei prodotti, gusto lungo al palato. Ora esaltato dalla più easy e innovativa confezione in lattina, un primato pressochè assoluto tra i birrifici artigianali italiani.
“Rendere bevibili birre impegnative” la scommessa di Bibibir. Presto vinta e premiata. Dello scorso anno è l’assegnazione de “I Fusti”, premio alla bevibilità ricevuto da Slow Food, così come il titolo di Grande birra alla Vedo Quadruplo, birra scura di ispirazione trappista. E il titolo di Birra quotidiana per Birrantonio, la più beverina (“ricetta messa a punto per mio zio, lavoratore in campagna”) e trasversale a tavola, nel catalogo Bibibir. Riconoscimenti anche al mastrobirraio, premiato nella categoria Birraio Emergente tra i primi cinque in Italia nel 2016, risultato non da poco considerando che si contano circa 1200 microbirrifici sul territorio.
“Non vado alla ricerca di ricette ruffiane, nè di abbinamenti ideali. La birra è fatta per essere bevuta. Gusto pulito e bevibilità devono coincidere” chiude concreto Flaviano.
Non prima però di aver ricordato l’autore delle artistiche etichette che rivestono la sua importante selezione. Si tratta di Alessandro Cioci, originario di San Nicolò a Tordino, laurea in Belle Arti all’Aquila, tattoo studio a Teramo. E’ con lui che Flaviano inventa nomi per le sue birre. Oltre alla già citate Witaly e la fortunata Birrantonio, ecco un assaggio delle etichette più diffuse in bottiglia: Zero Tabù, Vedo Doppio, Vedo Triplo, Vedo Quadruplo, 23 Zero Sei. E le imperdibili Granapa e White Shock, “esplosione di profumi accentuata dal confezionamento in lattina”.